San Bernardino

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Bernardo Spoto

giovedì 5 gennaio 2012

18/7/2011 - discorso programmatico al congresso provinciale FLI di como

Oggi, in
questa Provincia il dado è tratto. Con questo congresso si sancisce il cambio di rotta che intendiamo apportare alla politica comasca. La barra sta per essere riposizionata nel punto in cui l’avevamo lasciata per seguire il canto delle sirene di berlusconiana memoria.
È arrivato il momento di svegliarci, di guardaci negli occhi e di chiederci: dove abbiamo lasciato la Destra?
Quella Destra ricca di valori comportamentali , di legalità, di senso dello Stato, di etica, di rispetto delle cose altrui.
In questi anni ci siamo imborghesiti e anche un po’viziati. Ci siamo politicamente allontanati dalla gente, tanto da non sentire più la loro voce, cadendo in una condizione di ipnosi politica. In questo stato di abbandono ci siamo cullati nell’opportunistico pensiero del “ghe pensa lu” svicolandoci da responsabilità decisionali che ogni uomo ha il dovere di assumersi.
Ci siamo trovati all’interno dell’occhio del ciclone chiamato “cieca ubbidienza” che ha
cominciato a comprimere i cervelli affinché non esprimessero idee. Proprio in questo assurdo vortice nasce la politica personalizzata in cui i più mansueti si affidano per ricavarne il maggior
profitto. Come spesso accade l’ubbidiente non ha idee e si ritaglia un ruolo puramente passivo, dando vita a quella regola che porta inevitabilmente ad una selezione rovesciata in cui vengono premiati i più deboli, i più conformisti. Insomma i più incapaci.
Ma noi siamo persone di destra, pronti a svegliarci dal torpore in cui siamo caduti ed a riprendere il cammino seguendo la stella polare che si chiama liberalismo, dove ogni uomo trova l’ingegno creativo per rinnovarsi.
Per rinnovarci dobbiamo esaminare ciò che fino ad ieri abbiamo fatto, capire i difetti e porvi i dovuti rimedi.
Politicamente abbiamo seguito gli istinti, le spinte emotive e i desideri, per soddisfare il principio del piacere immediato senza pensare agli effetti della nostra azione.
Siamo stati ciechi perché pur conoscendo i principi morali tradizionali, non ci siamo più sentiti obbligati a metterli in pratica tanto da essere diventati tolleranti verso coloro che li trasgredivano. E così siamo arrivati ad oggi dove il principio del piacere immediato si è manifestato nella sessualità violenta e nella pornografia, nell’uso delle droghe, nei rave party,
nelle movide sfrenate, nell’ossessione del gioco, nella brutalità della lotta politica, nella corruzione diffusa, nella bramosia di denaro e di potere.
Non voglio apparire un seguace del puritanesimo ma desidero che questa società esca dal puttanesimo dove è caduta.
Per far sì che ciò accada serve l’aiuto di una legge. Ma resta un problema: chi la fa, se chi la dovrebbe fare e chi la dovrebbe applicare soffrono dello stesso male?
Ebbene dobbiamo incominciare a farlo noi. Dobbiamo impegnarci a mettere in pratica i principi etici che affermiamo. Dobbiamo riscoprire l’autocontrollo, non cedere alla lusinga del denaro e del successo facile, non considerarci buoni perché siamo comprensivi e tolleranti. Dobbiamo
essere esigenti con noi stessi e pretendere che tutti facciano lo stesso.
Dobbiamo partire con il piede giusto, posandolo su un terreno fermo e sicuro quale quello del rispetto delle leggi.
A tal proposito faccio mie le parole di Cicerone ricordando a tutti noi che, “come il corpo non può reggersi senza la mente, così lo Stato senza la legge non può valersi delle sue parti, che sono come i suoi nervi, il suo sangue, le sue membra. Ad applicare le leggi sono chiamati i magistrati, a interpretarli i giudici, ma tutti, per concludere, siamo al servizio delle leggi per poter
essere liberi”.
Noi, gente di destra, dobbiamo riprendere in mano il vessillo della legalità ed ostentarlo con orgoglio e fierezza affinché possa svilupparsi nella coscienza di ogni uomo quel complesso di diritti e doveri che permetta una vita serena all’interno della società.
Solo così possiamo farla rivivere e riempiere l’aria dei suoi profumi che sono il corollario
della libertà.
Ci dobbiamo impegnare a seminare ed aiutare la crescita del rispetto e della moralità.
Dobbiamo lavorare per l’accrescimento della meritocrazia attraverso lo sviluppo delle opportunità, per garantire a tutti la possibilità di migliorare la propria posizione economica e sociale attraverso uno sforzo intellettivo e lavorativo, riconoscendo al più bravo un premio
incentivante nel continuare a migliorarsi.
Per tale ragione ci dobbiamo sforzare a mettere l’operosità ed il merito in contrapposizione all’ozio ed all’eredità.
Il nostro messaggio dovrà essere composto da tre parole: legalità, moralità, meritocrazia . Un messaggio semplice che seppur vecchio come il mondo, oggi appare nuovo perché da tempo caduto nell’oblio.
Come politici, ci dobbiamo impegnare a lasciarci alle spalle la politica personalizzata finalizzata al “votocentrismo” e incamminarci verso quella dell’equità sociale, dove ogni azione, ogni decisione saranno indirizzate nel soddisfare l’oggi costruendo il domani.
Non dobbiamo essere servi degli interessi di pochi ma edificatori lungimiranti di interessi collettivi che apportino benessere alla collettività sia sul breve che nel lungo periodo
Dovremo agire con la stessa solerzia del buon padre di famiglia in cui ogni azione da lui compiuta non è finalizzata per soddisfare il suo “io” ma per lasciare un mondo migliore ai suoi figli, ai suoi nipoti. Un fulgido esempio di lungimiranza lo possiamo riscontrare nel Il giapponese Kotaku Wamura, sindaco di Fudai scomparso 14 anni fa. Egli fu a lungo contestato, criticato e deriso per aver fatto costruire una orribile barriera di cemento e ferro. Oggi quello sbarramento ha salvato l’intero paese dall’ira dello tsunami, mentre quelli viciniori, con mura più basse, scomparvero inghiottiti dalle acque. Oggi, quei cittadini, pentiti, ringraziano.
Sicuramente la lungimiranza non alberga a Como anzi, dirò di più, non esistono idee. L’area della Ticosa ne è un esempio. Se per caso nasce un’ idea, nasce abortita. Il lago è un altro esempio. La politica comasca è una nave ferma e zavorrata e ci ha fatto toccar con mano il detto: “ in democrazia senza politica non si va avanti”. Qui a Como abbiamo effettuato la prova del nove alla rovescia, purtroppo sulla pelle dei cittadini, in cui si è stabilito che, per muovere un sistema, la politica deve operare delle scelte.
Chiudo questo mio intervento ricordando le parole di Gianfranco Fini:“Getteremo un seme
perché la primavera italiana possa diventare non solo una speranza ma una bella realtà. Fli non si rivolge solo alla destra, e nemmeno solo agli orfani del Pdl, ai delusi di ieri e di oggi. La politica per noi è un orizzonte, non uno specchietto retrovisore.”


18/7/2011 - congresso provinciale FLI di como

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