San Bernardino

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Bernardo Spoto

sabato 8 dicembre 2007

PRODI VUOLE RIVOLUZIONARE IL DIRITTO DI CITTADINANZA PER GLI IMMIGRATI di Aurora Franceschelli

di Aurora Franceschelli - 1 giugno 2006

Da due giorni le periferie di Parigi sono tornate a bruciare. Dopo gli episodi dell'autunno scorso, durante i quali esplose dirompente un'escalation di violenza, nelle banlieues pare nuovamente riacutizzarsi un problema, quello del disagio dovuto alla mancanza di integrazione degli immigrati di seconda e terza generazione nel tessuto socio-economico francese: un nodo sociale che non può essere risolto nel breve periodo. Era proprio nell'ottica di porre rimedio ad una situazione estremamente delicata che il Governo De Villepin aveva proposto l'introduzione del contratto di primo impiego: questo provvedimento avrebbe dovuto ovviare ad una situazione di disoccupazione giovanile che, se a livello nazionale si attesta intorno al 22%, nelle periferie cittadine sale addirittura al 40%: è soprattutto l'alta percentuale di disoccupati che costituisce l'«esercito» di coloro che si ribellano, di coloro che non accettano un modello che non gli ha consentito un vero processo di integrazione. La politica di assimilazione che la Francia adottò quindici anni or sono, che si poneva quale obiettivo l'inserimento sociale degli «stranieri» attraverso la concessione della cittadinanza senza particolari freni, cosa ha prodotto? La Francia rappresenta una sorta di laboratorio, è la chiara dimostrazione che un modello così concepito non produce altro che violenza, imbarbarimento, frattura sociale e insicurezza civile.

L'Italia, fino a questo momento, ha potuto godere di uno scenario molto più incoraggiante: le politiche del Governo Berlusconi in tema di immigrazione hanno avuto un impatto sicuramente positivo. Grazie alle misure adottate dall' Esecutivo di centrodestra gli sbarchi dei clandestini sono diminuiti di oltre il 50%, gli espulsi sono stati circa 65.000 mila e sono stati regolarizzati 635 mila lavoratori immigrati. Il nostro Paese ha potuto vantare, fino ad ora, l'esistenza di una regolamentazione molto severa in tema di politiche migratorie. Da noi infatti sono necessari dieci anni di permanenza sul suolo italiano per ottenere la cittadinanza, ai quali bisogna aggiungere un altro periodo di due o tre anni prima che venga accordato tale diritto.

Questa regolamentazione rischia di essere sovvertita dall'attuale Governo di centrosinistra: Prodi, nella riunione del Consiglio dei Ministri odierna, ha presentato una proposta di legge che, se approvata, andrà ad accrescere il numero dei cittadini italiani di ben un milione. Il provvedimento in questione, infatti, prevede che chi vive e lavora in Italia dovrà attendere sei anni per richiedere la cittadinanza italiana (anzichè i 10 attuali). Non solo, la sinistra ha deciso di andare oltre, di avere un occhio di riguardo anche per le generazioni di giovani figli di immigrati. Ora, secondo le norme vigenti, non è possibile per i giovani che non abbiano compiuto ancora il diciottesimo anno di età ottenere la cittadinanza. La nuova maggioranza vorrebbe abbattere questa barriera e introdurre il «diritto di suolo», lo «ius soli»: se verrà istituzionalizzato questo principio, chi nascerà su suolo italiano, indipendentemente dalla famiglia o dal Paese di provenienza, avrà automaticamente diritto alla cittadinanza italiana.

Ora, alla luce dei cambiamenti che potrebbero investire il nostro Paese con l'introduzione di questa nuova regolamentazione, ci si potrebbe interrogare sulle conseguenze di un simile provvedimento, una misura che si andrebbe ad aggiungere alla politica di estrema apertura ai flussi migratori che le ali radicali dell'Unione, vedi Caruso, vorrebbero istituzionalizzare: la Francia, sotto questo punto di vista, costituisce un utile modello di confronto; qui i figli di immigrati di prima generazione hanno ottenuto la cittadinanza francese grazie allo ius soli; sempre qui, Oltralpe, agli immigrati non nati sul suolo nazionale sono sufficienti cinque anni per ottenere questo diritto. Il disaccordo totale della compagine governativa prodiana su temi quali lavoro, immigrazione, tematiche socio-economiche e la forte propensione alla demolizione di quanto edificato con cinque anni di duro lavoro dal Governo Berlusconi, non induce certo a considerare un tale provvedimento come una misura utile al nostro Paese. Se da una parte il problema dell'invecchiamento della popolazione e del calo demografico possono rappresentare un alibi per una soluzione di questo tipo, dall'altra una decisione di tale portata andrebbe contestualizzata: un atteggiamento troppo lassista sulla regolamentazione del diritto alla cittadinanza potrebbe essere deleterio. Senza certezze sociali questi nuovi «cittadini» italiani rischierebbero di trasformarsi in un potenziale focolaio di rivolta. Ma come intende garantire queste certezze il nuovo Governo? Abbattendo la legge Biagi? Questo porterebbe alla diminuzione dei posti di lavoro e alla reale istituzionalizzazione della precarizzazione. E così la sicurezza sociale viene meno: per noi e per gli immigrati regolarizzati.

LA SICUREZZA di Bernardo Spoto

Prima di entrare nel tema è opportuno comprendere che per ottenere la sicurezza devono interagire tra loro la cultura della legalità, lo sviluppo economico equilibrato, la sicurezza dei cittadini e il funzionamento delle istituzioni.

Se questi componenti funzionano in maniera ottimale noi creeremo il circolo virtuoso in cui l’azione preventiva e repressiva della Polizia (breve periodo) permetterebbe lo sviluppo dell’attività della Giustizia e del Welfare (lungo periodo) abbassando così il livello dei delitti.

È opportuno aggiungere che la sicurezza è composta dall’aumento della criminalità locale e dalla paura da parte dell’opinione pubblica, quindi bisogna procedere su entrambe le componenti che in certi casi agiscono in maniera inversamente proporzionale: diminuisce la criminalità e aumenta la paura.

Bisogna precisare che sia la prevenzione che la riduzione della paura devono avere una visione locale perché non ha senso parlare di criminalità italiana ma si deve parlare di criminalità locale.

Per concludere si deve pensare che i cittadini pagano e vogliono sicurezza e il Comune deve farsi promotore nel togliere le palesi inefficienze.

Prevenzione

Sulla prevenzione si è discusso e si discute da sempre perché è soggetta a diverse interpretazioni soprattutto sulla biforcazione tra prevenzione e punizione ma non siamo qui per teorizzare ma per concretizzare.

Allora possiamo dire che si può prevenire proteggendo i giovani a rischio di criminalità (welfare) e chiudendo in carcere un criminale (certezza della pena).

Nel primo caso riduciamo i giovani che possono intraprendere una carriera criminale nel secondo rendiamo impossibile la commissione dei reati.

Per questo motivo possiamo affermare che una efficace politica preventiva porta ad una riduzione di reati e per produrre ciò dobbiamo:

- stilare dei programmi rivolti ai quartieri per lo sviluppo della socializzazione finalizzato alla riduzione dei processi di esclusione sociale

- una presenza più visiva delle forze di polizia, in particolare dei vigili urbani, che devono orientare la loro attività nel capire e risolvere anche i problemi quotidiani della gente (polizia tra la gente)

- reclusione del criminale come effetto deterrente

- severità sul protocrimine

Anche la creazione di Commissioni interne per la valutazione di costi/benefici e costi/efficacia e di Commissioni anticorruzione produrrebbero un effetto favorevole sull’opinione pubblica che la interpreterebbe come crescita della cultura della legalità.

Poiché i bisogni sono illimitati mentre le risorse sono limitate, dobbiamo concentrarci su alcuni obiettivi che sono basilari alla creazione della sicurezza cercando di non invadere il campo di quegli organi che, per loro natura, ne sono deputati (Forze dell’Ordine), ma agire insieme nel rispetto dei ruoli e nello scambio di informazione. (I Sindaci di grossi centri urbani dovrebbero partecipare alle riunioni sulla sicurezza pubblica tenuta dal Prefetto).

Il deterioramento delle condizioni di sicurezza derivate dall’aumento delle azioni predatorie effettuate dalla micro-criminalità genera insicurezza.

Per affrontare adeguatamente il problema non basta la militarizzazione dei quartieri e di conseguenza aumentare la repressione, né l’eliminazione del disagio sociale per eliminare la criminalità perché la pace in una città non è garantita principalmente dalla polizia anche se è necessaria, ma da un involontario controllo della popolazione stessa sui quartieri.

Qui l’amministrazione comunale è tenuta ad intervenire assumendosi l’onere di coordinatore e promulgatore di iniziative che coinvolgano le forze dell’ordine, le associazioni, il volontariato per far si che nascano progetti che trascinino la gente ad uscire da casa stimolando così la voglia di conoscersi e socializzare fino ad ottenere quel mutuo soccorso che oggi va via via sempre più scemando.

Un’azione che sicuramente l’amministrazione comunale deve svolgere è quella di concentrare la sua attenzione sul protocrimine come i vandalismi, le scritte sui muri, il commercio abusivo, la mendicità, i rumori molesti e altre condotte antisociali per impedire lo sviluppo di comportamenti criminosi più gravi agendo con determinazione e intransigenza.

Se non si interviene su questo aspetto noi creiamo quello che io chiamo “effetto discarica”.

Per meglio capire questo concetto provate a lasciare ogni giorno in un determinato punto della strada un sacchetto di spazzatura vedrete che ben presto altra gente lascerà la propria.

Lasciate lungo la strada un’automobile con un vetro rotto dopo pochi giorni altri vetri saranno rotti fino alla distruzione totale del veicolo.

Ma, se nel primo caso si provvederà subito a rimuovere il sacchetto e nel secondo a riparare il vetro, l’effetto discarica cessa, perché si dà subito una impronta di ordine e di rispetto che viene visto dal cittadino come presenza fattiva delle istituzioni e non di abbandono facendo crescere in lui la sicurezza. Occorre pertanto creare corrette abitudini e controllare che vengano mantenute perché tutta la nostra vita è fondata sulla regolarità e sul rispetto e se vengono a mancare questi due presupposti nasce uno squilibrio e quindi si dà terreno fertile all’insicurezza.

Un importante ruolo gioca il recupero dell’ambiente urbano eliminando le zone di degrado ovvero i luoghi abituali di ritrovo di sbandati, senzatetto, tossicodipendenti, immigrati clandestini, ecc. che sono l’incubatrice della microcriminalità ma anche la manovalanza della macrocriminalità.

Per quando riguarda l’immigrazione clandestina il Comune deve svolgere un’azione vessatoria nei loro confronti ma deve mettere in atto tutte quelle forze e quelle risorse per l’integrazione degli stranieri che regolarmente vivono e lavorano sul nostro territorio affiche possano sentirsi parte attiva del contesto sociale in cui si trovano sottraendoli ad un eventuale e probabile dissociazione che è l’anticamera della criminalità.

BUSTO – UNO SCATTO DI ORGOGLIO

a cura di: Bernardo Spoto

Busto abbisogna di un’accelerazione al processo di assestamento del dopo sviluppo industriale che gli è avvalso, a giuste ragioni, l’appellativo di Manchester d’Italia.

Certo, quel periodo ha portato un forte incremento demografico e di conseguenza anche una rapida urbanizzazione con la creazione di nuovi quartieri (Sant’Anna ne è l’esempio) che dovevano soddisfare il bisogno d’alloggio.

Un’altra cosa di cui bisogna tener conto sta nel fatto che la città non ha abbandonato il suo aspetto rurale-contadino, più per mentalità dei propri abitanti che per possibilità economiche, e questo lo si può notare camminando per le vie interne dove si vedono case agreste con intorno piccoli campi coltivati.

Questo ci deve far capire e riflettere come dobbiamo abbinare il nostro passato col presente proiettandolo nello sviluppo futuro della città affinché si coniugano le usanze e le abitudini con le esigenze di rendere Busto Arzisio sempre competitiva con le città limitrofe e aperta all’avvento della new economy che sicuramente porterà a un diverso modo di lavorare, di divertirsi, di vivere, con nuovi problemi in particolare quelli della socievolezza.

IL RELATIVISMO CHE LASCIA L'UOMO SOLO

di Giulio Pasi - 17 giugno 2005

«I fatti non ci sono, bensì solo interpretazioni». Questa frase di Nietzsche riassume più di qualunque altra il nostro modo di pensare. Dico nostro perché sarebbe pura illusione pensare di vivere al di fuori della mentalità che oggi ci condiziona in quello che facciamo e pensiamo. Una mentalità che affonda le sue radici nel tentativo di negare la verità, di negare i fatti, insomma di negare la realtà tutta.

Viviamo in un tempo in cui l'uomo è stato lasciato solo, terribilmente solo e questo, paradossalmente, in un'epoca dove è possibile vedersi con estrema facilità, dove è possibile guardarsi negli occhi stando a chilometri di distanza, dove la tecnologia ci sta dando la possibilità di incontrare tutti e chiunque. L'uomo si sente solo perché è stato lasciato solo dagli uomini stessi, ha smesso di desiderare, di sperare e di voler costruire, illuso da chi gli ha detto che la vera libertà sta nel pensare e nell'agire con la propria testa; da solo, appunto.

Ma una delle evidenze più grandi della nostra vita è che tutti dipendiamo da qualcosa e chi pensa di dipendere solo da se stesso è nella posizione più menzognera, perché dipende da ciò a cui appartengono le sue idee: dai salotti televisivi di seconda serata agli show di improvvisati bellocci che sembrano volerci insegnare cos'è la vita e convincerci di quel che dobbiamo fare per essere noi stessi.

Ma i conti non tornano: l'unico modo per essere se stessi è legarsi a qualcuno. Quanto più ci si lega a qualcuno, ad un maestro, a chi è attaccato più a sostenere i miei veri desideri e a farmi compagnia che a darmi la formula della felicità, tanto più si scopre chi si è, cosa si desidera, cosa si vuole dalla vita. «Il relativismo, anche se si può concedere molto alle sue premesse, non è sostenibile. Ha di contro i fatti» - diceva il presidente del senato Pera un anno fa.

La vera guerra di oggi è da combattere contro chi cerca di convincerci che una cosa vale l'altra, contro chi vuole che la vita ci scivoli addosso, per esserne l'unico padrone. Questa è la fregatura: ci trattano così per tenerci in scacco, e fare di noi quello che vogliono. In uno dei suoi ultimi libri il sociologo Risè ha affermato che il male del mondo d'oggi sta nell'assenza della figura di un padre, qualcuno che ci guardi per quello che siamo, qualcuno a cui legarci: questa è l'unica via per risvegliare noi stessi.

Per questo c'è bisogno di gente così, di maestri così in università, di genitori così e di politici così, talmente appassionati alla vita da guardarci per quello che siamo, aiutandoci a non censurare nulla dei nostri desideri, dei nostri dolori, valorizzando quello che c'è in noi, scommettendo e rischiando, stimandoci a tal punto da dire «io so che tu sai cosa è giusto e cosa vero».

Giulio Pasi


IDEE PER LA SICUREZZA A BUSTO ARSIZIO

Prima di entrare nel tema è opportuno comprendere che per ottenere la sicurezza devono interagire tra loro la cultura della legalità, lo sviluppo economico equilibrato, la sicurezza dei cittadini e il funzionamento delle istituzioni.

Se questi componenti funzionano in maniera ottimale si crea il circolo virtuoso in cui l’azione preventiva e repressiva delle forze di polizia (breve periodo) permetterebbe lo sviluppo dell’attività della Giustizia e del Welfare (lungo periodo) abbassando così il livello dei reati.

Bisogna precisare che sia la prevenzione che la riduzione della paura deve avere una visione locale perché non ha senso parlare di criminalità italiana ma si deve parlare di criminalità locale.

Nel primo caso si riducono possibilità dei giovani che possono intraprendere una carriera criminale, mentre nel secondo si rende impossibile la commissione dei reati.

Per questo motivo possiamo affermare che una efficace politica preventiva porta ad una riduzione di reati e per produrre ciò si dovrebbe:

- stilare dei programmi rivolti ai quartieri per lo sviluppo della socializzazione, finalizzata

alla riduzione dei processi di esclusione sociale

- una presenza più visiva delle forze di polizia, in particolare dei vigili urbani, che dovrebbero

orientare la loro attività nel capire e risolvere anche i problemi quotidiani della gente (polizia tra la

gente)

- severità sul protocrimine

- recupero dell’ambiente urbano eliminando le zone di degrado, ovvero i luoghi abituali di ritrovo

di sbandati, senzatetto, tossicodipendenti, immigrati clandestini,

- per l’immigrazione il Comune dovrebbe svolgere un’azione di contrasto nei confronti dei clande-

stini e mettere in atto tutte quelle forze e quelle risorse per l’integrazione degli stranieri che

regolarmente vivono e lavorano o che hanno interessi affettivi con gruppi familiari da tempo qui

trasferitesi sul nostro territorio. Questo al fine di renderli parte attiva del contesto sociale in cui si

trovano, sottraendoli ad un’eventuale e probabile dissociazione che è l’anticamera della criminalità

Migliorare l’aspetto logistico delle forze di polizia in particolare quello della sede della Polizia Stradale di Via Venezia che soffre di mancanza di spazio sia per il personale che per il ricovero degli automezzi di servizio.

Vigili di quartiere

Il vigile di quartiere gioca un ruolo predominante nella lotta contro il protocrimine.

Non deve apparire agli occhi del cittadino come forza autoritativa del Comune, ma come soggetto di collegamento con la pubblica amministrazione. Per fare ciò deve conoscere e farsi conoscere dai residenti, essere disponibile per qualsiasi chiarimento, segnalare danni all’arredo urbano, deve essere in costante contatto con poliziotti e carabinieri di quartiere, appurare eventuali anomalie alla viabilità e quant’altro possa servire per il buon andamento del quartiere.

Deve inoltre svolgere un’azione conoscitiva della vita degli abitanti del suo comprensorio.

A completezza della sua attività bisognerebbe istituire in uno o più quartieri un recapito fisso (anche ad orari) dove i residenti possano recarsi per far presente le specifiche problematiche.

Pattuglia automontata

Il servizio di pattuglia dovrebbe coprire l’arco della 24 ore

Ausiliari alla vigilanza

Nei punti strategici della città devono essere istallate delle telecamere le cui immagini giungano in uno o più punti (punti di sicurezza) dove l’operatore video continua a visualizzare gli schermi televisivi e segnali le eventuali anomalie.

MARIJUANA:FATTI CHE GLI ADOLOSCENTI DEVONO SAPERE

Indice:

Che cos'è la marijuana?
Com'è usata la marijuana?
Quanto a lungo le tracce di marijuana rimangono nel corpo?
Quanti adolescenti fumano la marijuana?
Perchè i giovani usano la marijuana?
Che cosa succede quando uno fuma la marijuana?
Quali sono gli effetti a breve termine del consumo di marijuana?
Il consumo di marijuana influenza le attività scolastiche, sportive, etc?
Quali sono gli effetti a lungo termine del consumo di marijuana?
Il consumo di marijuana porta ad utilizzare altri tipi di droghe?
Come si può capire se un individuo fa consumo di marijuana?
La marijuana può essere utilizzata a fini terapeutici?
La marijuana influenza la guida dell'auto?
Se una donna incinta fa consumo di marijuana, può arrecare danni al feto?
Quali sono gli effetti della marijuana sul cervello?
Si può acquisire dipendenza alla marijuana?
Che cosa succede quando un individuo si vuole liberare della droga?

La maggior parte degli adolescenti non fa consumo di marijuana.
Meno di uno studente su quattro fa consumo di marijuana.

D: Che cos'è la marijuana? Ci sono vari tipi?

R: La marijuana è una miscela verde, marrone o grigia di foglie, gambi, semi e fiori seccati e tritati della canapa indiana. A volte la marijuana è chiamata erba, maria, fumo, etc. Ci sono molti termini per indicare la marijuana.
Hashish e olio di hashish sono forme più forti di marijuana.
La marijuana in tutte le sue forme altera lo stato mentale. In altre parole, cambia il modo in cui lavora il cervello. Il THC (delta-9-tetrahydrocannabinol), è il principio chimico attivo marijuana. Altre 400 sostanze chimiche sono contenute nella marijuana. Gli effetti della marijuana sull'individuo dipendono dalla forza o potenza del THC contenuto. La potenza in THC della marijuana è aumentata a partire dagli anni 1970 ma è poi rimasta invariata a partire da metà anni 80.

D: Com'è usata la marijuana?

R: la marijuana è di solito fumata come una sigaretta oppure in una pipa o bong.
E' anche apparsa come sigari.

D: Quanto a lungo le tracce di marijuana rimangono nel corpo?

R: Il THC contenuto nella marijuana è assorbito dai tessuti grassi di vari organi.
Generalmente, tracce (metaboliti) di THC possono essere rilevate in campioni d'urina parecchi giorni dopo il consumo. Nel caso di forti consumatori abituali, le tracce possono essere rilevate anche dall'ultimo consumo.

D: Quanti adolescenti fumano la marijuana?

R: la maggior parte degli adolescenti non ha mai fatto né farà mai consumo di marijuana.
Secondo un recente sondaggio condotto nelle scuole, solo uno studente di terza media fra cinque è consumatore corrente (cioè ha consumato marijuana nell'ultimo mese). Meno di uno studente di superiore fra quattro è consumatore corrente di marijuana.

D: Perchè i giovani usano la marijuana?

R: Ci sono molte ragioni per cui bambini e adolescenti cominciano a fumare marijuana. La maggior parte dei giovani fumano marijuana perché i loro amici, fratelli o sorelle consumano marijuana e li invitano a provarla. Alcuni giovani la consumano perché vedono adulti che ne fanno consumo all'interno della famiglia.
Altri sono indotti a ritenere bello il consumo di marijuana perché sentono canzoni che ne parlano o lo vedono fare alla TV e al cinema. Alcuni adolescenti la considerano una forma d'evasione per sfuggire ai problemi che trovano in casa, a scuola o con i compagni.
Per quante T-shirt e berretti si vedano in giro con su stampata la foglia di marijuana, o per quanti gruppi musicali cantino la marijuana e altre droghe, ricordate: non dovete consumare marijuana perché tutti gli altri lo fanno. In realtà la maggior parte dei giovani non consuma marijuana!

La marijuana ti porta problemi.
I tuoi risultati scolastici, sportivi etc ne risentiranno.

D: Cosa succede quando uno fuma la marijuana?

R: Gli effetti della droga sono diversi da individuo a individuo e dipendono dall'esperienza di chi ne fa consumo, come pure da:

· quanto forte è marijuana (quanto THC contiene);
· quali sono le aspettative di chi ne fa consumo;
· dove viene usata la droga;
· come viene assunta e
· se l'individuo assume insieme alcol o altre droghe.

Per alcuni fumare marijuana non produce alcun effetto. Altri possono sentirsi rilassati o brilli. A volte la marijuana fa venire fame e sete - un effetto chiamato ".
Su alcuni individui la marijuana può produrre brutti effetti. Essi possono sviluppare improvvisi sensi di ansietà e pensieri paranoici. Ciò è più probabile quando si usano le varietà più forti di marijuana.

D: Quali sono gli effetti a breve termine del consumo di marijuana?

R: Gli effetti a breve termine della marijuana includono:

- ridotta capacità di ricordare e di apprendere,
- percezione distorta (vista,udito, tempo,tatto),
- difficoltà di pensiero e di logica,
- perdita di coordinazione ,
- aumento dei battiti cardiaci,
- ansietà .

Questi effetti peggiorano quando insieme alla marijuana vengono consumate altre droghe. E non sempre i consumatori sanno quali droghe ricevono.

D: Il consumo di marijuana influenza le attività scolastiche, sportive, etc ?

R: E' possibile. La marijuana influenza la memoria, la capacità di giudizio e la percezione. La droga può abbassare il rendimento scolastico, il rendimento sportivo e nella socialità. Con Il consumo di marijuana, è più probabile fare errori stupidi o addirittura pericolosi. Con l'abuso di marijuana, l'individuo può perdere interesse nel proprio aspetto e nel propri risultati scolastici o professionali.
Gli sportivi possono accusare un cattivo rendimento; prontezza, movimenti e coordinazione sono tutti influenzati dal THC. Inoltre, dal momento che la marijuana influenza logica e giudizio, alcuni possono avere rapporti sessuali non protetti e rischiare l'infezione HIV, il virus che causa l'AIDS.

D: Quali sono gli effetti a lungo termine del consumo di marijuana ?

R: Risultanze sperimentali mostrano che il consumo regolare di marijuana o THC può avere un ruolo in alcuni tipi di cancro e in problemi con i sistemi respiratorio e immunitario.

· Cancro:
E' difficile stabilire con sicurezza se il consumo regolare di marijuana causa il cancro. Ma è noto che la marijuana contiene (a volte in quantità persino maggiori) alcuni degli stessi elementi chimici cancerogeni trovati nel tabacco. E' dimostrato che chi fuma cinque sigarette alla marijuana la settimana, assume elementi chimici cancerogeni in quantità uguale a chi fuma un intero pacchetto di sigarette al giorno.

· Polmoni e bronchi:
Chi fuma marijuana spesso sviluppa lo stesso tipo di problemi respiratori che hanno i fumatori di sigarette: tosse e affanno. È più incline a prendere bronchiti di chi non fuma. È anche a maggior rischio di infezioni polmonari come polmoniti.

· Sistema immunitario:
Studi su animali hanno mostrato che il THC può danneggiare le cellule e i tessuti del corpo che proteggono la gente dalle malattie. Quando le cellule immunitarie vengono indebolite, un individuo si ammala più facilmente.

D: Il consumo di marijuana porta ad utilizzare altri tipi di droghe ?

R: È possibile. Lunghi studi su studenti delle scuole superiori mostrano che il consumo di marijuana precede quasi sempre il consumo di altre sostanze illegali. Per esempio, il rischio di usare cocaina è 104 volte maggiore per coloro che hanno fatto consumo di marijuana rispetto a coloro che non l'hanno mai provata. Il consumo di marijuana mette bambini e adolescenti in contatto con persone che usano e vendono altre droghe. Perciò c'è un rischio maggiore che un consumatore di marijuana sarà messo in contatto e richiesto di provare altri tipi di droga.
Gli scienziati stanno vagliando l'ipotesi che modificazioni cerebrali causate dal consumo prolungato di marijuana possano aumentare la facilità di acquisire dipendenza verso altre droghe, come alcol o cocaina. Mentre non tutti i giovani che usano marijuana passano ad altre droghe, è necessaria ulteriore ricerca per poter affermare se il rischio è effettivamente maggiore.

D: Come si può capire se un individuo fa consumo di marijuana ?

R: quando un individuo ha assunto marijuana, spesso:

· sembra confuso e ha problemi di deambulazione;
· sembra sciocco e ride senza ragione;
· ha occhi molto rossi e iniettati di sangue e
· ha difficoltà a ricordare cose appena avvenute.

Dopo poche ore, quando gli effetti a breve della droga scemano, il consumatore ha molto sonno.

D: La marijuana può essere utilizzata a fini terapeutici ?

R: Si è parlato molto dei possibili usi terapeutici della marijuana. La droga, almeno come sostanza da fumo, non ha alcun consumo medico comunemente accettato.
Il THC, il principio chimico attivo della marijuana, viene confezionato in pillole prescrivibili utilizzate per trattare la nausea e il vomito prodotti da certi trattamenti anticancro e per aiutare pazienti affetti da AIDS a mangiare di più per mantenere il peso corporeo. Secondo gli scienziati, è necessario studiare molto più approfonditamente gli effetti collaterali e potenziali benefici della marijuana prima che questa possa essere utilizzata con regolarità a fini terapeutici.

Con il consumo di marijuana,
i tempi di risposta a segnali visivi e acustici vengono rallentati.
Mettersi alla guida è pericoloso per sé e per gli altri.

D: Quali sono gli effetti della marijuana sulla guida ?

R: La marijuana ha effetti notevolmente dannosi sulle capacità richieste per una guida sicura: attenzione, concentrazione, coordinazione, e prontezza di riflessi. Questi effetti negativi possono durare anche 24 ore dopo il consumo di marijuana. Il consumo di marijuana può compromettere la capacità di giudicare le distanze e di reagire a segnali stradali visivi e acustici.
La marijuana può essere responsabile di incidenti d'auto. In uno studio recente è risultato che di 150 individui arrestati per guida spericolata, il 33 % è risultato positivo per marijuana, e il 12 % è risultato positivo sia per marijuana che per cocaina. I consumatori di marijuana mostrano la stessa incapacità di coordinazione sperimentata sugli ubriachi.

D: Se una donna incinta fa consumo di marijuana, può arrecare danni al feto?

R: I medici raccomandano alle donne incinte di non consumare alcun tipo di droga per prevenire danni al feto. Uno studio su cavie ha evidenziato un collegamento fra consumo di marijuana e perdita del feto durante il primo periodo di gravidanza.
Alcuni studi scientifici hanno mostrato che bambini nati da consumatori di marijuana sono più bassi, pesano meno, e hanno dimensioni occipitali minori di quelli nati da madri che non fanno consumo di droghe. I neonati più piccoli hanno maggiore probabilità di ammalarsi. Altre ricerche mostrano una maggiore incidenza di disturbi nervosi in bambini di madri che fumano marijuana.
Queste ricerche non attestano che i problemi di salute riscontrati sui neonati, se pure causati dalla marijuana, continueranno durante la fase della crescita . Ricerche preliminari mostrano che bambini nati da madri che hanno regolarmente consumato marijuana durante la gestazione possono avere difficoltà di concentrazione.

D: Quali sono gli effetti della marijuana sul cervello ?

R: Alcuni studi fatti su individui che hanno fumato grandi quantità di marijuana per anni, mostrano che la droga danneggia le loro facoltà mentali. Il consumo continuo di marijuana influenza la parte del cervello che controlla la memoria, l'attenzione, e l'apprendimento. La memoria a breve scadenza è necessaria ad individuo per imparare e effettuare compiti composti da più di uno o due passi.
Fumare marijuana causa modificazioni cerebrali simili a quelle causate da cocaina, eroina, e alcol. Alcuni ricercatori credono che queste modificazioni rendono un individuo più facile ad acquisire dipendenza verso altre droghe, quali cocaina o eroina. Gli scienziati stanno ancora studiando tutti i possibili effetti della marijuana sul cervello .

D: Si può acquisire dipendenza alla marijuana ?

R: Sì. Mentre non tutti i consumatori di marijuana diventano dipendenti, un individuo che cerca e assume la droga in modo incontrollato, è considerato a tutti gli effetti dipendente dalla droga.
Nel 1995, 165.000 persone che hanno iniziato cure di disintossicazione hanno manifestato la necessità di essere aiutati a cessare il consumo di marijuana.
Secondo uno studio, adolescenti con seri problemi di socializzazione possono iniziare a consumare marijuana e divenire rapidamente dipendenti dalla droga.
Forti consumatori di marijuana possono sviluppare tolleranza verso la droga. "Tolleranza" significa che il consumatore ha bisogno di dosi di droga sempre maggiori per ottenere gli stessi risultati.

D: Cosa succede quando un individuo vuole liberarsi della droga ?

R: Fino a pochi anni fa era difficile trovare programmi di disintossicazione specifici per consumatori di marijuana.
Ora i ricercatori stanno testando diversi modi per aiutare i consumatori di marijuana a liberarsi dalla droga. Al momento non ci sono medicine per curare la dipendenza da marijuana.
I programmi di disintossicazione si basano su terapie di gruppo e supporto psicologico. Ci sono diversi programmi appositamente destinati ad aiutare gli adolescenti consumatori. I medici di famiglia sono una buona fonte di informazione e aiuto per curare tali situazioni.



Referenze

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12. Rodriguez de Fonseca, F.; Carrera, M. R. A.; Navarro, M.; Koob, G. F.; and Weiss, F. Activation of Corticotropin-Releasing Factor in the Limbic System During Cannabinoid Withdrawal.
Science, Vol. 276, June 27, 1997.
13. Substance Abuse and Mental Health Services Administration, Office of Applied Sciences. Preliminary Results From the 1996 National Household Survey on Drug Abuse. DHHS No. (SMA) 97-3149. Rockville, MD: SAMHSA, July 1997.
14. University of Michigan. News and Information Services. Drug use among American teens shows signs of leveling after a long rise. December 18, 1997.
15. Wu, T. C.; Tashkin, D. P.; Djahed, B.; and Rose, J.E. Pulmonary hazards of smoking marijuana as compared with tobacco. New England Journal of Medicine, 318: 347-351, 1988.

Tratto da:
Droga: Prevenzione e Cura.
dott. Riccardo C. Gatti, direttore del Sert di Milano.

Gli effetti fisici della cannabis possono essere così schematizzati:

1. Arrossamento degli occhi

2. Diminuzione della salivazione

3. Aumento del battito cardiaco

4. Calo della pressione in posizione eretta

Seguendo lo schema indicato da Giancarlo Arnao possiamo dividere gli effetti psicologici in quattro categorie:

  1. Percezioni sensoriali

  2. Riferimenti spazio-temporali

  3. Processi mentali

  4. Emozioni

PERCEZIONI SENSORIALI

L' uso della cannabis fornisce all' organismo un' interpretazione diversa degli input sensoriali, con la conseguenza che le percezioni relative agli input stessi, piuttosto che essere stravolte, vengono semplicemente alterate.

  1. Percezioni visive: le immagini tendono ad assumere colori più vivi e contorni più netti.

  2. Percezioni uditive: i suoni percepiti dall' orecchio tendono ad essere più vivi in conseguenza della scissione delle fonti di provenienza dei suoni stessi

  3. Percezioni gustative, tattili ed olfattive: le prime sono quelle che risentono di un maggiore cambiamento, e comportano un aumento dell' appetito e dell' apprezzamento per il sapore dei cibi. Anche le altre due presentano dei miglioramenti, che però sono più contenuti.

RIFERIMENTI SPAZIO-TEMPORALI

  1. Spazio: le distanze vengono distorte dall' uso di hashish e marijuana, e possono apparire all' individuo più o meno lunghe.

  2. Tempo: solitamente il fluire del tempo appare rallentato rispetto ad una situazione normale

PROCESSI MENTALI

  1. Memoria: l' uso di cannabis diminuisce le capacità della memoria, con particolare riferimento a quella breve, il che può portare a dimenticarsi qualcosa fatto pochi minuti prima (per esempio l' argomento della discussione che si sta svolgendo

  2. Attività intellettuale: 1) si enfatizza il lato comico delle cose; 2) si nota una netta tendenza all' introspezione; 3) vengono operate delle associazioni mentali spontanee che, alle volte, possono risultare particolarmente complicate ed improbabili.

  3. Attenzione: l' attenzione tende a calare e porta l' individuo a concentrarsi su ciò che sta facendo, con la conseguente ipossibilità di compiere più azioni in uno stesso momento

EMOZIONI

Le emozioni sono solitamente amplificate, sia in positivo che in negativo. Solitamente si manifesta una netta tendenza al ridere (più spiccata nei consumatori occasionali), al rilassamento ed alla serenità.

  1. Integrazione sociale

  2. Sessualità

  3. Guida di veicoli

INTEGRAZIONE SOCIALE

L' uso di cannabis è partcolarmente frequente, come tutti sanno, tra amici: uno dei suoi effetti comportamentali più importanti è infatti quello di stimolare la socialità. Inoltre sono da rilevare altri due effetti propri della sotanza: essa favorisce l'integrazione sociale (rompe le barriere e consente di stringere amicizie senza alcuna inibizione) e diminuisce nettamente l'aggressività.

SESSUALITA'

Un massiccio utilizzo di cannabis, nel suo complesso, tende a diminuire le prestazioni sessuali del consumatore. Tuttavia un suo utilizzo medio porta a degli effetti nettamente opposti: è riscontrabile infatti un netto aumento del desiderio sessuale tanto nell'uomo che nella donna; l'orgasmo inoltre è nettamente più piacevole ed ha una durata più lunga.

GUIDA DI VEICOLI

Generalmente è sconsigliata la guida dei veicoli dopo aver fatto uso dicannabis. Tuttavia gli studi in cui sono stati confrontati i suoi effetti con quelli dell'alcol hanno messo in evidenza la minore pericolosità dei conducenti stonati, che sono portati a diminuire la velocità, rispetto a quelli ubriachi, i cui tempi di reazione e la cui aggressività (che porta alla ricerca di una velocità più elevata) aumentano decisamente.

La tolleranza e la dipendenza sono certamente elementi fondamentali caratterizzanti qualsiasi tipo di droga.

TOLLERANZA

E' dimostrato che l' uso continuato di cannabis porti ad un certo livello di tolleranza. La conseguenza è che per ottenere gli stessi effetti si è costretti ad aumentare le dosi della sostanza; si ritorna però ad una situazione sostanzialmente simile a quella iniziale se si interrompe l' uso per qualche giorno.

DIPENDENZA

La dipendenza causata dalle droghe in generale è strettamente connessa con il fenomeno della crisi di astinenza che colpisce il drogato quando interrompe l' uso della sostanza per un periodo più o meno lungo di tempo.

Per quanto riguarda la cannabis non è dimostrato alcun caso di tale crisi dal punto di vista fisico.

Dal punto di vista psicologico ciò che si avvicina di più ad una crisi di astinenza è la volontà di utilizzare la sostanza in seguito per proprio piacere, ma non si riscontra alcun caso di necessità della cannabis stessa.

Altro caso di dipendenza psichica può essere la correlazione della sostanza a determinati eventi (musica, feste ecc.), ma il suo valore non è certamente più alto di tutta una serie di altri fattori.

EFFETTI

CONSUMATORI ABITUALI

CONUMATORI OCCASIONALI

EUFORIA

82%

17%

RILASSAMENTO

79%

21%

PIU' ACUTA PERCEZIONE DEI SUONI

76%

21%

SENSO DI PACE

74%

25%

AUMENTO DELLA SENSIBILITA'

74%

23%

AUMENTO DELLA FAME

72%

24%

AUMENTO DELLA SETE

62%

35%

RALLENTAMENTO DEL TEMPO

62%

32%

SETE

62%

32%

BOCCA E GOLA SECCHE

61%

38%

SENSO DI FLUTTUAZIONE

45%

49%

MAGGIORE LOQUACITA'

37%

51%

FAME DI DOLCI

37%

43%

TENDENZA A RIDERE

36%

60%

AUMENTO DELLA SENSIBILITA' AL SESSO

34%

59%

AUMENTO DEL DESIDERIO SESSUALE

33%

59%

(Fonte: Goode 1972, p. 51). Riportata su "Cannabis Uso E Abuso" di Giancarlo Arnao (vd. bibliografia)

EFFETTI

CANNABIS

ALCOOL

DIPENDENZA FISICA

NO

SI

SINDROME D' ASTINENZA

NO

DELIRIUM TREMENS

PERCENTUALE DEI TOSSICODIPENDENTI SUI CONSUMATORI

-

6%

INTOSSICAZIONE ACUTA

NAUSEA, ANSIA, TACHICARDIA, SVENIMENTO

NARCOSI, COMA

INTOSSICAZIONE CRONICA

DISTURBI AI POLMONI (PER IL FUMO)

CIRROSI, ATROFIA CEREBRALE, NEVRITE PSICOSI

COMPORTAMENTO AGGRESSIVO

NO

SI

OVERDOSE MORTALE

NO

SI

DOSE EFFICACE/DOSE LETALE

1/20.000-40.000

1/10

Fonte "Cannabis Uso E Abuso" di Giancarlo Arnao (vd. bibliografia)

LA LEGGITTIMA DIFESA

ART. 52 C.P. – difesa legittima

Non è punibile chi ha commesso il fatto, per esservi stato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio od altrui contro il pericolo attuale di un’offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all’offesa.

Con questa scriminante lo Stato, che ha il monopolio dell’uso della forza, concede al cittadino la legittimità ad autotutelare i propri diritti quando corrono il rischio di essere offesi da terzi non sia in grado di tutelarli.

La legittima difesa esige:

- che un diritto proprio o altrui corra il pericolo attuale di essere ingiustamente offeso; (es.: il ladro, con la pistola in mano, entra in un negozio di gioielleria e urlando:”questa è una rapina! Aprite la cassaforte o sparo!”. Il malavitoso ha creato un pericolo per il patrimonio e per l’integrità fisica del gioielliere che potrà giustificare una sua eventuale reazione;

- che il pericolo sia attuale. Non sussiste quando il pericolo è ormai passato perché si è tradotto in danno o perché è stato neutralizzato ( es.: l’aggressore, conseguito o no il suo obiettivo, si sia dato alla fuga oppure sia svenuto). Allo stesso modo non sussiste quando si tratta di un pericolo futuro (es.: tizio si reca a casa di Caio che aveva manifestato l’intenzione di ucciderlo e ne provoca la morte per prevenire l’attuazione di quel pericolo).

REQUISITI DELLA DIFESA

I requisiti della difesa sono la necessità e la proporzione.

La necessità

Per essere legittima, la difesa deve essere necessaria; ciò significa che il pericolo non poteva essere neutralizzato né da una condotta alternativa lecita, né da una condotta meno lesiva rispetto a quella tenuta dall’agente (la persona) e, comunque, l’agente (la persona) non aveva altra via per sventare il pericolo se non quella di commettere un fatto penalmente rilevante.

La difesa non è necessaria quando la persona minacciata nei propri diritti può sottrarsi al pericolo senza esporre a rischio la sua integrità fisica.

Es.: Se Tizio avesse la possibilità di allontanarsi in automobile da Caio è tenuto a farlo, anziché discendere armato dall’auto e ucciderlo.

Se però la fuga in auto l’avesse esposto a gravi pericoli perché Caio poteva a sua volta inseguirlo in auto e sparargli dei colpi di pistola, la reazione di Tizio, che avrebbe portato al ferimento di Caio, rappresenterebbe una condotta necessaria perché priva di alternative lecite.

Può accadere che il pericolo possa essere sventato attraverso una serie di fatti penalmente rilevanti ma tutti di uguale efficacia. A questo punto bisogna scegliere la condotta difensiva meno lesiva tra quelle praticabili.

Es.: Tizio sta per colpire Caio con un bastone. Caio, che è di corporatura più possente di Tizio ha due possibilità:

- afferrare il braccio di tizio e torcerglielo fino a procurare una lesione;

- estrarre la pistola e sparargli procurando un lesione di maggiore gravità.

legittima sarà la prima reazione difensiva essendo ugualmente efficace e meno lesiva .

La proporzione

Oltre che necessaria, la difesa deve essere proporzionata all’offesa.

Per tale motivo si deve effettuare una valutazione comparativa tra il bene aggredito esposto a pericolo e il bene dell’aggressore sacrificato nell’azione difensiva e il divario di valore dei due beni non deve essere eccessivo.

Es.:

la donna che sta per subire uno stupro può ben difendere la propria libertà sessuale anche a costo di uccidere l’aggressore: ciò in quanto la libertà sessuale è si un bene di rango inferiore, ma non eccessivamente inferiore rispetto al bene della vita. In nessun caso chi sta per subire un furto può impedirlo uccidendo il ladro: tra il bene patrimoniale e il bene della vita il divario è così rilevante da rendere sproporzionata la difesa del primo bene sacrificando il secondo.

San Bernardino

San Bernardino

val Biandino - lago del Sasso

val Biandino - lago del Sasso