San Bernardino

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Bernardo Spoto

sabato 8 dicembre 2007

8 MARZO - FESTA DELLA DONNA

Permettetemi di dissentire dall’uso del termine “festa” ma, parlerei di “ Storia del riconoscimento” perché, se oggi siamo qui a parlare lo si deve alla caparbietà e alla ribellione di tante donne che si sono poste in contrapposizione al sistema sociale dei tempi in cui vivevano. Come si può parlare di festa se 98 anni fa morirono 129 donne nel rogo della ditta tessile Cotton di New York e Rosa Luxemburg, per ricordare il loro sacrificio, lo fece diventare il giorno di lotta internazionale, anche se inizialmente era circoscritto solo negli Stati Uniti?

Lungo e faticoso è stato il cammino della donna per raggiungere il “diritto di esistere”. Molto lo si deve ai poeti rinascimentali, primo su tutti Dante. Lui, il Sommo, fa uscire la donna dal tunnel oscurantista del medioevo. Il primo vagito possiamo dire che risale nel lontanissimo 1628 con Papa Urbano VIII che, come vedremo autorizza Le suore Orsoline e Agostiniane a fondare delle scuole per donne a fine di liberarle dall’ignoranza. Questa per me è la pietra miliare che segna la nascita del riconoscimento all’esistenza della donna. Togliendole dagli occhi il velo dell’ignoranza ha avuto la possibilità finalmente di vedere e di pensare ed ecco che nel 1791, in Francia, grazie a Olympiè de Gouges, nasce la "Dichiarazione dei diritti delle donne". Da allora ad oggi un susseguirsi di eventi ha travolto come un fiume in piena l’idea medioevale della donna causa di tutti i mali.

Non dobbiamo dimenticare che la grande accelerazione la figura della donna l’ha avuta con la contestazione giovanile degli anni 60. Questo movimento, nato negli Stati Uniti, vede la donna attrice protagonista nell’abbattimento di quel sistema societario basato sull’uomo come capo indiscusso della famiglia e la donna relegata al ruolo di procreatrice della specie umana.

Oggi siamo arrivate ad avere donne ministro, presidenti della camera e in ultimo anche un ministero ovvero quello delle Pari Opportunità con a capo una donna siciliana, di Siracusa per l’esattezza, il Ministro Stefania Prestigiacomo.

Excursus sulla conquista di diritti

Non posso parlare della conquista dei diritti se non recitando l’art. 1 e 5 della “dichiarazione dei diritti” scritta nel 1791 da Olimpiè de Gouges

" La Donna nasce libera e resta eguale all’uomo nei diritti. Le distinzioni sociali possono essere fondate solo sull’utilità comune”.

La libertà e la giustizia consistono nel restituire tutto quello che appartiene agli altri; così l’esercizio dei diritti naturali della donna ha come limiti solo la tirannia perpetua che l’uomo le oppone; questi limiti devono essere riformati dalle leggi della natura e della ragione”.

Da qui, da questa idea nata dalla rivoluzione francese inizia la conquista scritta dei diritti della donna che culminerà nella sede dell’ONU. Lì, nel 1946, la Commissione dei diritti delle donne stende un rapporto sulla situazione delle donne nel mondo e, nella stesura della “Dichiarazione dei diritti dell’uomo” del 1948 viene sancito che tutti gli esseri umani hanno uguali diritti. Da qui il passo è stato relativamente breve per arrivare alla “Convenzione del 1979 sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donna sottoscritta da ben 169 Stati.

Donna: costume, famiglia e lavoro

Oggi la donna vive la società. Essa ne è parte integrante ed è uno dei più importanti ingranaggi del motore propulsivo della nostra collettività.

La presa di acquisizione di una propria ed indipendente identità lo si deve ad un evento decisamente negativo: la guerra.

Nel corso delle due guerre mondiali le donne hanno sostituito gli uomini nelle fabbriche, nelle campagne, hanno cominciato a svolgere mansioni considerate di esclusivo monopolio maschile. Si sono rese conto che erano in grado di sopperire alla mancanza dell’uomo svolgendo in maniera encomiabile due mansione: il lavoro e la famiglia.

Ma cambiare i costumi di una società ci vuole tempo e pazienza.

Chi meglio ha illustrato il cambiamento di costume, è stata sicuramente la pubblicità televisiva. Se andassimo a rivedere le reclame degli anni 50 noteremmo che tutte erano rivolte a sponsorizzare i prodotti per facilitare il lavoro “dell’angelo del focolare” e comunque tutte finalizzate all’ambiente familiare. La donna doveva apparire sempre ben disposta e accondiscende ai voleri dell’uomo e doveva attendere con serenità il suo arrivo a casa. A comprova voglio citare una nota pubblicità in cui un cavaliere, nel ritrovare la sua amata, diceva “Carmensita amore mio, chiudi il gas e vieni via” e lei ubbidiva.

Oggi la pubblicità ci mostra una donna energica, sicura di se, una donna che ha delle idee, che prende delle iniziative, insomma ci porta immagini di donne che lavorano, di donne con personalità manageriali, di donne comunque libere di decidere e di pensare ma attente anche al benessere familiare.

Ma quanto è importante la donna?

Vi dico tanto. Sono state muse ispiratrici per poeti, scultori, musicisti; eccetera eccetera.

Sono state immortalate in quadri e statue.

Concludo dicendo che: seppure la rivalutazione del ruolo della donna nella nostra società è scaturita da più movimenti culturali non ci dobbiamo dimenticare che, comunque, fortunatamente, l’avevamo già scritta nella nostra religione dove la Donna di tutte le donne ha scolpito nella roccia il vero ruolo che essa deve ricoprire ovvero quello dell’intercessione, della bontà e dell’amore.

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