San Bernardino

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Bernardo Spoto

sabato 8 dicembre 2007

BUSTO - INTEGRAZIONE O MULTICULTURALITÀ

I bustocchi, come tutti gli italiani, non sono razzisti. A dire il vero li ho trovati anche molto ospitali, cordiali e generosi. In parole povere: brava gente. Chi parla è un siciliano d.o.c. che, per lavoro, ha vissuto in molte altre città italiane, ma Busto è Busto e mi rimarrà sempre nel cuore. Essa è una città in cui l’integrazione viene quasi spontanea.

Certo, come in tutte le cose, bisogna sapere accettare le usanze e i modi di vivere delle persone che vi abitano e per fare ciò si deve avere una certa elasticità mentale per assorbire il pensiero degli altri.

L’immigrato se non effettua questo passaggio non riuscirà a star bene, vivrà di nostalgia e di tristezza. Io non ho ripudiato la mia origine con i suoi nessi e connessi, anzi li ho conservati gelosamente integrandoli con quello che di buono ho trovato in questa città, per l’arricchimento del mio animo e del mio pensiero

Ma se non avessi accettato l’integrazione che cosa sarebbe successo in me?

Molte volte mi sono posto questa domanda e ogni mio ragionamento mi ha condotto sempre in un vicolo cieco ovvero, quello della chiusura mentale, con il rischio che mi sarei eretto a paladino della difesa della mia cultura di origine per darmi una ragione di vita. Forse mi sarei spinto a cercare, nelle antiche tradizioni, i valori comportamentali più rigidi che avevano i miei padri, creandomi un danno intellettuale di non quantificabili proporzioni.

Per questo motivo penso che la multiculturalità non sia la panacea da dare a colui che arriva nella nostra società, perché si finirebbe per isolarlo, ghettizzarlo in quanto il processo multiculturale necessita di tempi lunghi che poco si addicono al lavoratore extracomunitario che, una volta giunto in Italia, ha ben altri problemi da risolvere che pensare ad un interscambio culturale.

L’interculturalità deve avvenire in maniera spontanea, ci devono essere degli interessi comuni. Non si può chiedere ad una parte di essere carini, gentili, educati ed accettare incondizionatamente le usanze e i costumi dell’altra parte. Una persona cerca di assorbire l’idea del suo simile quando la reputa migliore della sua. Quindi come possiamo chiedere di accettare incondizionatamente i modi di vivere dello straniero se quelle usanze noi le abbiamo ripudiate da decine e decine di anni? Criticavamo le nostre nonne, definendole retrograde, perché indossavano lunghi vestiti neri e si coprivano la testa con dei grandi scialli.

No. Non posso accettare ciò che non migliora. Anche per rispetto di mia madre che ha sempre combattuto l’oscurantismo degli anni 50-60 che regnava sovrana nella mia amata Sicilia.

Oggi, imporre la multiculturalità significa chiedere un grosso sacrificio agli italiani e bustocchi in particolare, che la percepirebbero come una forma di intrusione con la consequenziale limitazione della propria libertà di vita.

Si finirebbe per generare un malessere che porta alla xenofobia. Ma i bustocchi, come tutti gli italiani, non sono razzisti, chiedono solo il rispetto delle tradizioni, delle usanze e dei costumi e quindi che vi sia integrazione e non multiculturalità.

1 commento:

Anonimo ha detto...

BUSTO - INTEGRAZIONE O MULTICULTURALITÀ

l'osservazione di un lettore...

e andiamo avanti!!!

Mi consenta ……… vorrei riallacciarmi al tuo discorso sull’integrazione.

Credo che sia di fondamentale importanza capire che in ogni modo la ns società è destinata a cambiare, ad evolversi, a modificarsi.

Questo processo è indiscutibile, ed è attivo dai tempi dei tempi, ed è stato costruito nell’integrazione e anche nella multiculturalità. È innegabile Dino.

Fino al 1400 in Sicilia non esistevano le arance rosse, le abbiamo portate dalla Cina. Fino a cinquecento anni fa la patata in Italia non esisteva, in Lombardia la polenta non si sapeva cosa fosse.

Che voglio dirti…!?... che è giusto mantenere le proprie tradizioni, ma queste possono anche cambiare. Non accetto la morbosità con cui la gente si ostina a preservare la propria terra e le proprie origini, credo che tutto questo sia dovuto solo alla paura per lo straniero, per quel che non conosciamo e perchè è diverso dal ns abitudinario.

Purtroppo la ns società è ben lontana dall’integrazione e dalla multiculturalità perché manca proprio la cultura. Dobbiamo ammetterlo la ns società è povera di contenuti seri che sottolineano i valori presenti nelle tradizioni. …. i valori….!! i valori…. !!

Difendiamo la ns terrà ma molti non ne conoscono nemmeno le caratteristiche. Sono stufo di sentire che noi “ospitiamo”, “offriamo la ns terrà” … “tolleriamo” … bisogna crescere, è questo aimè non può avvenire in modo così spontaneo. La cultura bisogna coltivarla! Credo che abbiamo molto da imparare da noi stessi e dagli altri, ma non perché sono meglio o peggio di noi, magari semplicemente perché vedono le cose in modo diverso…. e invece di mangiare la polenta mangiano il cous cous.

Condivido appieno che l’interculturalità deve nascere su interessi comuni… ma per avvenire ciò significa che dobbiamo partire tutti dallo stesso livello.

Dino, Forza

Mauro Pepe

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val Biandino - lago del Sasso

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